giovedì 6 marzo 2008

Prendere forma

Una rosa cambia forma ora per ora. Inizia con una piccola gemma, che poi cresce, si arrotonda e alla fine, un petalo alla volta comincia ad aprirsi al bacio dei primi raggi della primavera (così il mio cuore). E una volta sbocciata si spampana lentamente, accoglie l'ape audace e il calabrone burlone che con gran stantuffio ne suggono il nettare, finché i colori sbiadiscono, i petali ad uno ad uno cadono e resta il cuore pelosetto e secco che continua a crescere, arrotondarsi e maturare fino alla prima neve, in cui il rosaio nudo si accende ancora del rosso delle bacche.

Un po' come la messa in opera di un pezzo teatrale. Si parte da un testo, che ognuno legge per conto suo, poi al testo si dà voce, nelle prime letture, poi alla voce si aggiunge un accenno di interpretazione, quando con le discussioni di gruppo il personaggio si delinea cominciamo a scegliere una direzione interpretativa, poi cominciamo ad aggiungerci il corpo, poi lo spazio, poi degli accenni o tentativi di costume, poi i vari attrezzi di scena, poi le scene, poi le musiche e un sacco di altre cose.


E ancora nessuno ha un'idea di quello che ne verrà fuori, perché la prova con tutto, ma proprio tutto (luci, musica, scenografie complete, costumi, trucco e quel momento di silenzio terrificante prima che gli addetti del teatro aprano le porte e facciano entrare il pubblico), c'è solo la sera della prima (grasso che cola se si riesce a fare una prova di tecnica il giorno stesso, dopo il montaggio). Per questo non posso darvi un'anteprima di come sarà La signorina Papillon, posso darvene un' idea con la foto di gruppo dello scorso anno della Pinocchia, con tutti, ma proprio tutti pronti per lanciarci.



Così noi artisti ci ritroviamo la mattina presto in tuta, con fil di ferro, nastro adesivo e cacciaviti, in bilico su una scaletta o una sedia, a metter su la scatola magica insieme ai tecnici. I tecnici alle 13 vanno a pranzo, noi in genere ci facciamo una piccola prova. A volte un'anima previdente procura da mangiare, ma si va avanti a forza di nervi. In tutto questo continuiamo a discutere, piano piano arrivano tutti, qualcuno sistema i costumi, qualcun'altro attacca la locandina fuori, Qualcosa di tecnica non funziona mai e un paio di volte siamo andati in scena senza sapere se quel filmato, quella musica, quelle diapositive, si sarebbero accese al momento giusto (e non vi diremo mai se poi è successo o no.

E improvvisamente sono le 19, dobbiamo vestirci, truccarci, fare l'ultima pipì, guardare per l'ultima volta la sala vuota, ognuno ha i suoi talismani o i suoi modi per scacciare la tensione, si chiude il camerino per non venir distratti e gli ultimi minuti, quando siamo prontissimi e sentiamo il brusio delle voci in corridoio, e ci sembra che quei cinque minuti che ancora mancano dureranno un eternità, ecco, in quel momento ci vogliamo un gran bene, buttiamo via tutte le maschere che ci portiamo addosso nella vita, siamo nudi con noi stessi e ci ricordiamo improvvisamente perché ci sbattiamo tanto.

Per quei cinque minuti prima.

2 commenti:

il poeta Millet ha detto...

Rose, sei una inguaribile romantica! Ma ti capisco.
Ci vediamo in scena!
Il tuo segreto amore,
Constantin

Tenedle ha detto...

Dormo sotto l'ala del tempo
felice in un corpo scontento
chiedi dove sono i poeti
e svegliami
Vedi riesco a stare in silenzio
mentre questo mondo mi uccide
Io qui
la mia anima altrove
dove vuoi
STRANO
NON LI SENTO PIU'
TUTTI QUESTI PICCOLI INSIGNIFICANTI ESSERI
CHE RENDONO UN INFERNO VIVERE
Il sangue degli uomini
sul cuore del mondo
Il tempo dei sogni ormai é finito
e non é arrivato mai
lontano da qui.....

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